Seleziona una pagina

Biblioteca parlante

,
Biblioteca parlante
Inserita in Torino Spiritualità
Il format

La Human Library è un progetto internazionale nato in Danimarca nel 2000 quando, dopo un fatto di cronaca a sfondo razzista, l’Associazione Stop the Violence creò una biblioteca di libri-persone che raccontassero le loro storie creando così occasioni narrative per superare i pregiudizi verso le diversità di origine etnica, di sesso, di abilità, di fede, ecc… L’iniziativa dal 2003 è stata riconosciuta dal Consiglio d’Europa come buona prassi e, come tale, incoraggiata ed esportata in tutto il mondo.
Tante sono le esperienze, anche italiane, di Human Library.
Nel 2014 partecipiamo ad un corso di formazione internazionale promosso dall’Unione europea che aveva il duplice obiettivo di avviare una riflessione su possibili nuovi sviluppi dell’attività e di abilitare associazioni e professionisti su questi processi ad organizzare nei dieci paesi europei da cui provenivano dei nuovi progetti di Human library. A distanza di venti mesi ci si ritroverà a condividere i percorsi e le nuove buone pratiche. L’associazione Municipale Teatro vince un bando europeo ed invia Enrico Gentina regista formatore e operatore culturale, l’antropologo con decennale esperienza nella cooperazione internazionale Marco Pollarolo collaboratore dell’Associazione Mamre Onlus che si occupa di etnopsichiatria, e Monica Prato psicoterapeuta presso Mamre oltre che attrice.
Tornati in Italia forti dell’esperienza e del mandato ricevuto iniziamo a immaginare con la Città e con la cooperativa Progetto Tenda un progetto ampio che utilizzasse il format Human Library.
Human library sinteticamente è un evento in cui a raccontare storie non sono dei libri cartacei, ma persone in carne ed ossa, “libri viventi”. Ciascuno racconta una storia che l’ha visto protagonista, per venti minuti, a coloro che vorranno ascoltare: un “lettore” alla volta. I “librai” orientano gli ospiti nella scelta delle storie che più li interessano e coinvolgono. Chi ascolta può interagire, in una relazione “uno ad uno” (come di fronte a un libro di carta) con il protagonista/narratore della storia.
Abbiamo così provato a scoprire meglio le potenzialità di un’idea che ben si sposa con la nostra storia lavorativa, centrata sulla continua riflessione sia sul tema della narrazione e della parola, sia sulle questioni del pregiudizio e della discriminazione, costruendo un idea di progetto che provasse a coinvolgere chi generalmente non partecipa ad iniziative legate a questi argomenti.

Il tentativo di non colludere col pregiudizio
Abbasso le categorie

Un aspetto che ci ha colpiti della quindicennale esperienza di questa attività nel momento in cui ci si è trovati a volerne organizzare una, è stata la questione dei “tipi di libro”.
Le biblioteche viventi sono state spesso organizzate da associazioni e realtà sociali impegnate nella difesa o nella sensibilizzazione rispetto ad un dato tema oppure da enti pubblici che nell’ambito di progetti su particolari questioni allestiscono delle Human Library dedicate.
Si sono realizzate nel mondo centinaia di Human Library in cui si comunicava che il tal giorno nel tal luogo ci sarebbero state storie di migranti,oppure storie di violenza contro le donne, storie di razzismo o discriminazione, storie di stigma.
I libri-persone, va da sé, erano rappresentanti o testimoni o vittime che portavano volontariamente, un aneddoto della loro vita in forma di racconto e lo regalavano ai “lettori”.
Mentre si ragionava sull’impostazione delle Human Library che avremmo voluto organizzare a Torino abbiamo iniziato a pensare che, forse, poteva essere interessante provare a non identificare delle “categorie” di libri umani, o, meglio, non basare la comunicazione e il singolo evento proprio su quello.
La riflessione è stata, in sintesi, “se il nostro obiettivo è lavorare sul pregiudizio, costruendo un evento in cui le persone vengono presentate in base alla categoria alla quale appartengono, non rischiamo, indirettamente, di rinforzare il pregiudizio stesso?”.
Identificare delle persone in quanto migranti, o omosessuali, africani, pazienti psichiatrici etc, e organizzare un evento in cui i protagonisti vengono presentati come appartenenti a una certa categoria non continua forse a sancire uno stato di differenza “sostanziale” tra chi è (nero, migrante, omosessuale, ) e chi non è, tra chi è “normale” e gli “altri”.
A ben guardare ci è sembrato che, involontariamente, alcune human library abbiano corso il rischio di dire velatamente che i lettori sono i “normali” mentre i “diversi”, gli “strani”, quelli da ascoltare, sono i libri.
L’obiettivo di Human Library, dalla sua nascita, è sempre stato sensibilizzare contro i pregiudizi e il meccanismo è chiaro: entrando in relazione “vicina” con una persona, ascoltandola e guardandola negli occhi posso andare a rivedere i miei pregiudizi, accorgermi della loro infondatezza.
Abbiamo detto: in questo progetto proviamo, da subito, dal linguaggio che usiamo, dal modo di comunicarlo a non colludere con una certa categorizzazione delle persone. Abbiamo iniziato ad affermare che le storie raccolte nelle Human Library non sarebbero state interessanti in quanto storie di persone con una caratteristica che le rende differenti per gli altri.
La scelta è stata di centrare gli eventi sulla dimensione narrativa, anche spostando il focus dei racconti, riflettendo sui temi e raccogliendo libri umani non “categorizzati”.
Siamo partiti dal presupposto che avremmo identificato cento storie.
Si è voluto percorrere il paradosso di creare degli eventi che dedicati alla discriminazione, al pregiudizio e allo stigma, non nominandoli mai. Degli appuntamenti “non marchiati”, quindi non destinati ad essere frequentati unicamente dal “solito pubblico”, le persone (già) coinvolte e interessate ai temi sociali”.
Semplicemente degli appuntamenti legati alla narrazione organizzati in luoghi riconosciuti per ospitare iniziative legate alla narrazione e non all’integrazione o il pregiudizio (la Biblioteca musicale, il Circolo dei Lettori, la Scuola Holden) in cui le persone sarebbero state al centro con la loro esperienza, la loro voglia di condividere, la loro curiosità di incontrare e conoscere.
Un evento “prejudice free” coniando un termine, fin dalle parole che lo avrebbero descritto e presentato.
Ci siamo detti, invitiamo persone che abbiano una storia da raccontare, scegliamo dei temi generali (non generici, dei temi interessanti ma che non facciano riferimento ad un pregiudizio o a una discriminazione) e le giornate di biblioteca vivente vengano presentate per l’argomento di cui trattano le storie.
E l’integrazione? Viviamola, a partire dal catalogo delle storie.
A cercarli, i libri umani di ogni edizione appartengono alle più differenti categorie ma le categorie non sono scritte; sul materiale che il pubblico riceve per scegliere quale storia ascoltare non ci sono etichette, solo il nome e la dichiarazione implicita che lui/lei ha una bella storia da raccontare, una storia di un maestro, un amico, un amore o un rito di passaggio.
I libri, certo, saranno persone che hanno provenienze, età, passato e prospettive differenti, ma non verranno presentate che con il titolo dell’argomento della storia. Dal comunicato stampa dei primi appuntamenti:
Human Library. Storie di uomini e donne. Storie di noi stessi.
E se le persone fossero libri? Se potessimo sfogliare le pagine più intime dell’anima di uno sconosciuto? Se potessimo ascoltare la sua voce e leggergli negli occhi la sua storia, le sue emozioni? Human Library è un progetto che, con delicatezza e originalità, permetterà a molti di vivere questa inconsueta esperienza, attraverso un ciclo di tre appuntamenti, ciascuno con un tema diverso: storie di maestri, storie di amicizia, storie d’amore (settembre, novembre e dicembre). I protagonisti/libri saranno uomini e donne che desiderano condividere un episodio significativo della loro biografia. Saranno persone comuni, italiani e stranieri, alcuni impegnati nel sociale, molti testimoni di esperienze toccanti: chi li leggerà potrà, se vorrà, interagire con loro, ed esplorare il loro cammino.
Le storie avranno spunti divertenti, a tratti saranno malinconiche o avventurose e abbracceranno diversi aspetti della vita di una persona. Saranno anche storie di musica e di musicisti, in percorsi narrativi fatti di esecuzioni e parole. La Human Library è un modo per scoprire se stessi attraverso l’altro, appassionandosi alla sua storia, proprio come quando si legge un libro tutto d’un fiato. E’ un’occasione per avere risposte anche inaspettate a domande che non abbiamo mai posto, o mai osato porre. E’ un’opportunità per comprendere quanto le persone, benché spesso profondamente diverse l’una dall’altra, siano accomunate da reazioni e sentimenti universali.

Dal catalogo che contiene le sinossi di ogni storia (oltre al titolo della toria e al nome del narratore) emergerà sicuramente, ad esempio, il nome non italiano, o la storia di un viaggio molto lungo, o un racconto che viene dall’Africa, ma non è quello il motivo per cui sono lì. Non sono interessanti in quanto esotici, stranieri o vittime di particolari sofferenze.
Si è rivelato importantissimo, questo punto di partenza, anche nella relazione con i libri e nel lavoro di raccolta della storia, quando cioè il libro incontra il suo libraio e insieme provano a definire i dettagli della storia, la sua impostazione se ce n’è bisogno, trovano il titolo e concordano le poche righe di sinossi.
Da subito tutti si sono sentiti coinvolti come individui e non come appartententi al tal gruppo.
La domanda era se avessero una storia che avevano piacere di condividere su uno degli argomenti scelti. Anche quando le persone invitate facevano parte di progetti speciali come il programma S.P.R.A.R o un centro di salute mentale la richiesta è sempre stata “hai una storia su questo argomento?” e non: -siccome tu sei della categoria “x” i racconti una storia di “x”?-.
Il lavoro è stato quindi attivare, oltre ai partner del progetto delle associazioni, dei gruppi e delle reti attraverso i quali estendere l’invito a diventare libro, per costruire cataloghi il più possibile variegati, tanto eterogenei da rendere protagonista il singolo.

Competenze

,

Postato il

gennaio 8, 2018

Invia commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *